Ricciotti R., Fantoni D., Giorcelli T., Cavicchioli F.
Dopo la guarigione di Marco ripartirono
e giunsero fino agli altipiani del Pamir, che è detto ancora oggi “Il tetto del mondo”. Questa regione
era molto fredda e proprio lì Marco vide la grande pecora con le corna. Poi
scesero a Kashgar, a Yarkand e a Khotan. Da quest’ultima andarono verso il lago
Lob. Finalmente arrivarono a Tangut e proseguirono a fianco della frontiera,
attraversando le steppe della Mongolia. Giunsero infine alla presenza del Gran
Khan, che gli aveva precedentemente affidato la missione di portargli l’olio
Santo e gli uomini di scienza, nel maggio 1275. il Gran Khan ricevette i Polo,
ascoltò i loro resoconti, li elogiò per il loro zelo e la loro fedeltà e
accettò molto volentieri i doni del Papa. E da tutto questo cominciò una lunga
collaborazione, anche perché Kublai
Khan si era accorto dal primo istante che Marco era molto intelligente. Presto
egli si impadronì di molte lingue, che
erano usate nell’impero del Gran Khan. Marco stette attento a tutte le novità,
per poi riferirle al Gran Khan. Tornato dalla sua ambasciata, Marco riferì
tutta la faccenda al Gran Khan. Tutti quelli che lo sentirono si meravigliarono
e pensarono fra sé che quel ragazzo era
di molto valore. Marco rimase 17 anni presso il Gran Khan e sapeva raccontargli
tutte le novità. Al Gran Khan piaceva molto il comportamento di Marco e da
allora cominciò a volergli bene e a trattarlo con onore. Poi cominciò a
compiere missioni ufficiali e così attraversò le province del Shansi, Shensi,
Szechuen e viaggiò nei confini del Tibet fino a Yunnan. Fu per tre anni
governatore della città di Yangchow. In un’altra missione arrivò in Cocincina e
per mare arrivò negli Stati meridionali dell’India, lasciando una descrizione.
In seguito Marco descrive Cambaluc, Kinsai e il Palazzo d’Estate del Khan a
Shandu. Però Marco non descrive solo i palazzi; parla del grande canale e del
commercio fluviale all’interno della Cina. Marco Polo però vide molte più cose
in Cina rispetto a quello che racconta. Tutte le descrizioni le scrive nel suo
libro “Il
Milione”. Marco non imparò la lingua cinese e lo si può capire anche
dagli accenni che familiarizzò più con i Mongoli che con i Cinesi. Viaggiò nel
Fo-Kien, dove si produce tè, ma Marco non descrive come si beveva il tè e non
nomina neppure la Grande Muraglia. Con tutto questo però dovette conoscere
tanti rappresentanti di questo popolo. Dovette poi conoscere il grande artista
che aveva dipinto “Il rotolo ricordato
più sopra”, chiamato dai cinesi “Sung
hsueh Tao jen”. L’artista era Chao Meng-fu e forse Marco conobbe anche sua
moglie Kuan. Chao Meng-fu e Kuan avevano un figlio; Chao Yung che dipinse il
ritratto di un cacciatore di Tangut. Marco descrive i cavalieri tartari della
provincia di Tangut e vide e descrisse anche il daino muschiato e lo yak. I
viaggi che intraprese Marco Polo furono indirizzati anche in Oriente.
Fonte del testo: E. Power: “vita del Medioevo”,
Enaudi 1966.