MISSIONE PER IL GRAN KHAN

 

Cagnazzo L., Ghelfi E., Montano M.

 

I Tartari a quel tempo erano al massimo della loro potenza sia in oriente e in occidente. Essi governarono da Pechino su tutta la Cina settentrionale, sulla Corea Mongolia, la Manciuria ed il Tibet, che ricevevano tributi dalla Giava e dall’Indocina. Altri si trovavano nell’Asia Centrale che teneva sotto controllo Turkestan e Afghanistan. I Tartari avevano anche il controllo della Persia, della Georgia, dell’Armenia e una parte dell’Asia minore. Verso il 1268 i Tartari avevano cominciato a dividersi nei quattro regni della Cina, dell’Asia centrale, della Russia e della Persia ma rimanevano sempre un popolo solo. Questi invasero la Polonia e stavano per abbattersi sull’Occidente che l’avrebbe travolta però si ritirarono. Il frate italiano Giovanni dal Piano dei Carpini e Guglielmo di Rubruck, Fiammingo, era stato inviato da Luigi il Santo, re di Francia, nel 1251. Nel 1268 Nicolò Polo e suo zio Matteo, si erano avventurati all’interno della Tartaria. Nel 1269, giunsero ad Acri, dove s'imbarcarono per Venezia e tornarono a casa. Dopo aver venduto i loro gioielli si erano fermati per un anno dal Khan dell’Orda d’Oro di Kipchak sul fiume Volga. In seguito era nata una guerra tra questo Khan e quello del khanato di Persia. Così per la loro curiosità si addentrarono nelle pianure popolate dai Tartari. I Polo restarono a Bukhara per tre anni finche ci fu un’assemblea del gran Khan Kublai. Costui diede loro la missione di mandargli cento uomini di scienza del papa, allo scopo di istruire i suoi tartari e di fargli avere un po’ d’olio santo che manteneva accesa la lampada sul sepolcro di Gesù. Così diede loro una tavoletta che gli avrebbe fatto da passaporto. Il loro viaggio fu rallentato da varie intemperie come la neve e lo straripamento dei fiumi, così raggiunsero dopo tre anni Acri dove vennero a sapere che il papa era morto e non ne era stato eletto uno nuovo, perciò non potendo completare la loro missione decisero di tornare a Venezia. Lì seppero che la moglie di Nicolò era morta insieme al bambino che aspettava. Per due anni i Polo rimasero a Venezia aspettando l’elezione di un papa nuovo per consegnargli le lettere del Gran Khan, ma visto che non era ancora stata fatta, per paura che Kublai sospettasse che lo avessero ingannato tornarono in oriente e questa volta partì anche Marco, che aveva sedici o diciassette anni. Erano arrivati ad Ajas, nel golfo di Scanderoon, quando seppero che Tebaldo da Piacenza era stato eletto papa e che si era già occupato del loro compito, così tornarono ad Acri e ricevettero da lui delle lettere per il Khan, dopo essere stati a Gerusalemme per procurarsi l’olio santo. Per quanto riguarda i cento uomini di scienza, partirono con loro anche due frati domenicani. La descrizione di questo viaggio si può trovare nel libro che Marco Polo scrisse per narrare le sue avventure. Partendo da La Jazzo i Polo attraversarono la Turcomania, oltre il monte Ararat. Dopo aver oltrepassato Mossul, Bagdad e la Persia, arrivarono ad Hormuz, sul golfo persico. Poi andarono verso nord per compiere il viaggio per via terra. Così attraversarono il deserto del Kerman, passando per Balkh e Khorassan per poi giungere a Badakhshan. Qui rimasero per circa un anno poiché Marco si era ammalato. Quando costui fu guarito si rincamminarono e risalirono il corso dell’Oxus, fino agli altipiani del Pamir.

 

Fonte del testo: E. Power “Vita del Medioevo “ , Enaudi 1966.

 

 

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