Cara Famiglia,

faccio parte della gioventù definita “scapestrata”, ma in realtà non lo è. Vorrei far capire il nostro punto di vista e lo faccio scrivendo a mio padre. “Caro papà, capisco il tuo dolore e la tua paura quando sono lontana; i tuoi sorrisi, quando la sera resto a casa, la necessariamente morte, che la vita non porta via tutto solo perché vissuta. Forse tua rabbia mista alla gioia di rivedermi. Vorrei farti capire che vivere la nostra vita non significa è vero che il sabato si è tutti più euforici, dopo una settimana di studio e di lavoro, ma bisogna essere responsabili: la generazione di oggi è simile alla vostra, ci piace stare insieme, ridere, cantare ballare, e non ci piace morire. Caro papà, io porto con me la voglia di vivere, di crescere, di formarmi una famiglia e di insegnare ai miei figli ciò che ho imparato dai miei genitori. Vorrei dire a chi ha il cuore spezzato che il vostro bimbo vi amo sempre, che i vostri cuori sono più che mai vicini e uniti, che ogni vostra lacrima vale più di mille parole, si, parole buttate al vento. Siamo pur esseri umani non voglio sentir pronunciare elenchi di morte per il sabato sera, basta.  Basta solo la morte a farci capire tutto.

 

A.  M.   ( Bari )

 

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