Terza guerra d' Indipendenza
 

 

 

 

 


Dopo l’unificazione italiana i problemi che la Destra Storica dovette affrontare erano molti.

Tra tutti quello più grave era il completamento dell’unificazione nazionale, alla quale mancavano l’area veneta (che apparteneva all’Impero asburgico) e il Lazio (Stato pontificio).

Nel 1866 il Veneto e il Friuli furono annessi in seguito alla guerra che l’Italia condusse contro l’Austria, che prese il nome di Terza guerra d’Indipendenza.

In questa lotta il nostro paese subì pesanti sconfitte dagli austriaci, ma riuscì ugualmente a ottenere i territori contesi grazie alle vittorie della Prussia, alleata con l’Italia.

Rimaneva però la cosiddetta “questione romana”, che si rivelò più difficile a causa dell’opposizione di papa Pio IX. La soluzione di Cavour era “libera Chiesa in libero Stato”, ovvero la Chiesa avrebbe rinunciato al potere temporale e in cambio lo Stato le avrebbe garantito libertà assoluta in campo religioso.

Purtroppo le due spedizioni di Garibaldi nel 1862 e nel 1867 fallirono, anche a seguito dell’intervento militare di Napoleone III alleato con lo Stato pontificio. Per conquistare Roma bisognò attendere il 1870, quando le truppe francesi dovettero ritirarsi a seguito della guerra contro la Prussia.

Il governo italiano fece intervenire l’esercito che, dopo il cannoneggiamento nei pressi di Porta Pia, entrò in Roma, occupandola.

Nel 1871 la capitale fu spostata definitivamente a Roma e venne approvata la legge delle guarentigie, ossia le garanzie che lo Stato offriva alla Chiesa.

Il Papa però rifiutò la legge, che fu ugualmente applicata. Nel 1874 Pio IX vietò ai cattolici italiani di partecipare alla vita politica e nel “Sillabo”, documento pubblicato nel 1864, condannava le idee liberali e socialiste, la libertà religiosa e la ribellione contro le autorità.

 

 

Fonte testo e immagini: C. E. Rol, Il libro di storia 3 A , Il Capitello,  Torino, 2008.

 

Indice