Lo sviluppo economico portò all’abolizione della
tassa sulle carni. Importante fu anche la riforma monetaria effettuata da
Cosimo Ridolfi nel 1825. La politica economica fu indirizzata alle bonifiche dell’
XVIII sec. e ai sistemi di comunicazione, che permettono lo svolgimento di un
mercato regionale, fra cui la costruzione di nuove strade e il miglioramento di
quelle vecchie. Dagli anni ‘30 ebbero un rapido sviluppo le costruzioni
ferroviarie grazie agli investimenti dei banchieri. In particolare Fenzi e Senn
nel 1838 fanno costruire la “strada ferroviaria Leopolda”. Il primo tratto
(Pisa - Livorno) fu inaugurato nel 1844 e fu
completata con il collegamento a Firenze del 1848.
Al momento dell’Unità d’Italia il sistema ferroviario toscano era tra i più
sviluppato della penisola, al pari del Piemonte e del Lombardo – Veneto.
La politica delle bonifiche delle aree paludose
viene ripresa nell’800 da Vittorio Fossombroni, il quale mette a disposizione
la sua esperienza di ingegnere idraulico. Nel 1828 vengono ripresi i lavori di
bonifica seguiti da Alessandro Manetti.
Si riuscì a dare una svolta decisiva nella
sistemazione del territorio.
Manetti tra il 1838 e il 1859 guidò i lavori per il
completamento della bonifica.
In Val di Chiana nel ‘700 Fossombroni con la fine
del granducato finì anche la bonifica. Grazie alle bonifiche il fondo valle
chianino acquisì un’agricoltura produttiva. Le bonifiche permisero il recupero
di zone coltivabili, favorirono l’incremento demografico e consentirono la
sconfitta della malaria nella Maremma.
Fonte testo e immagine: V. Baldacci, C. Ceccanti, Regione Toscana 2011 . La Toscana nell’ Età del Risorgimento