IL VIAGGIO DEL PELLEGRINO NELLA TRADIZIONE LUNIGIANESE.

(da "Verso il Giubileo del 2000 la Via Francigena Il pellegrinaggio medievale per Roma e Santiago de Compostela" di Giulivo RICCI e Riccardo BOGGI; Aulla 1997).

A Filattiera si narra una storia che parla di un peccatore al quale il confessore aveva imposto una penitenza per la remissione dei peccati impossibile: quella di ascoltare nella notte di Natale tre messe; una a Gerusalemme, una a Roma ed una a San Jacopo di Compostela in Galizia. Il peccatore, con l'aiuto del diavolo che gli compare nelle sembianze di cavallo, riesce a raggiungere Gerusalemme, San Jacopo e San Pietro di Roma, scontando quindi la sua penitenza.

Il racconto si conclude con la sconfitta del diavolo che, avendo perso un peccatore, batte con rabbia lo zoccolo sul pavimento della chiesa di San Pietro. L'episodio mette in evidenza le tre mete principali mete dei pellegrinaggi medioevali e la relazione spazio-temporale tra questi tre siti.

Il pellegrinaggio a San Jacopo era considerato dai Lunigianesi un fatto di straordinaria importanza, probabilmente per come ne parlavano personaggi che, al rientro del detto pellegrinaggio, passavano per le terre Lunigianesi.

La maggior parte degli abitanti della nostra zona non faceva pellegrinaggi in terre così lontane, ma si limitava a seguire tradizioni locali, visitando santuari poco distanti e localizzati in luoghi montuosi, perché il fatto stesso di salire verso i monti rappresentava una penitenza.

I santuari che oggi richiamano il maggior numero dei fedeli, proprio sulle orme degli antichi pellegrini, sono il santuario del Gaggio e della Madonna del Monte a Mulazzo.

Nel santuario il pellegrino lasciava, e ancor oggi lascia, un'offerta. A San Genesio di Filetto si portava grano, oggi si lascia denaro, ma la finalità è la stessa e proprio il pellegrinaggio verso San Genesio ha conservato fino agli anni '60 una caratteristica del viaggio medioevale: l'attraversamento "guidato" della Magra.

L'attraverso della Magra è stato per secoli un problema cruciale: ancora nell'Ottocento si traghettava con la barca tra Mulazzo e Villafranca, tra Aulla e Podenzana, tra Caprigliola ed Albiano.

Un'altra necessità del pellegrino era quella dell'assistenza: la nostra zona è sempre stata molto ospitale; per esempio nelle case montane, vicino alla porta d'ingresso, c'era una nicchia di pietre dove si trovava una secchia di rame con mestolo ed acqua potabile perché i viandanti potessero dissetarsi.

Un altro elemento che caratterizza il viaggio al santuario è quello del "ricordo" da portare a casa. Così da San Jacopo i pellegrino portavano la conchiglia, dai piccoli santuari della Lunigiana portavano talvolta un'erba, o un frammento del castagno su cui apparve la Madonna del Gaggio oppure un frammento di faggio.

Ancora oggi i pellegrini acquistano nei santuari oggetti-ricordo di plastica o metallo che poi appendono nelle auto o nelle case.

Una devozione particolare sussiste ancora oggi presso la cappella della Madonna degli Angeli di Caprigliola: decine di fiocchi azzurri e rosa sono legati alla cancellata a ringraziamento di parti felici ed a protezione dei neonati.

A due passi dalla cappella un antico oratorio è meta di un pellegrinaggio di metà agosto e una pietra conserva l'impronta di un cavallo, che si dice abbia salvato un cavaliere assalito dai briganti.

Forse è proprio lì, sulla strada battuta dai pellegrini diretti a Roma ed a San Jacopo, in una modesta cappella con l'immagine della Madonna degli Angeli, che potremmo trovare il filo della continuità dei pellegrinaggi medioevali in Lunigiana, col discreto alternarsi di abitanti della zona, di Parma e della Spezia che affidano ad un fiocco di raso le loro aspettative per i neonati, affrontando - magari in auto - il viaggio del pellegrino.

In questo modo si può dire che il tema del viaggio come metafora della vita, delle prove e delle difficoltà che si debbono superare, sopravvive nel labirinto medioevale di Pontremoli come reperto che ricorda il transito dei pellegrini del Medioevo, ma è ancora ben presente nella tradizione lunigianese.
 

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